L’antica chiesa di Sarezzo I Luterani a Sarezzo Le visite pastorali
La visita apostolica di San Carlo Borromeo La chiesa di San Martino a Zanano
La chiesa di San Bernardino a Noboli La torre campanaria di Sarezzo
La nuova chiesa parrocchiale di Sarezzo
Dietro ogni grande mutamento storico c’è sempre una fede che sprona e sostiene.
La completa cristianizzazione degli abitanti delle valli alpine, l’opera dei grandi ordini monastici, la conversione dei Longobardi coincidono con la rinascita materiale e morale che la storia registra nei nostri territori verso l’anno Mille.
Le plebi degli antichi Iati romani, accomunate da una nuova fede, riprendono insieme l’opera di ricostruzione. La Vicinia diventa lo strumento della comunità che opera, la chiesa il simbolo della comunità che crede.
A Brescia erano state costruite numerose chiese, fra cui quelle dedicate a S. Andrea, ai Santi Faustino e Giovita e la cattedrale di S. Maria, quando nei centri maggiori della valle cominciarono a sorgere le Pievi, centri religiosi e civili di un vasto territorio, dove i sacerdoti (presbiteri) e i diaconi celebravano i riti religiosi e organizzavano l’assistenza per i pellegrini e gli abitanti più bisognosi.
Intanto però nei borghi già raggiunti dal messaggio evangelico sorgevano le prime cappelle dedicate al santo che gli abitanti invocavano nei periodi di fame, di guerra e di pestilenza.
Al centro di ogni abitato, presso la piazzola e il molino, ci doveva essere la chiesa con l’effige e le reliquie del santo patrono: qui i fedeli si radunavano in assemblea per pregare, ma anche per accordarsi sull’uso dei boschi e dei pascoli comuni, per decidere il da farsi in caso di pericoloLa chiesa era la casa comune e il primo segno di appartenenza, il simbolo stesso dell’intero paese e dei suoi abitanti. R. Simoni, Per le contrade di Sarezzo.