Della più antica chiesa, sorta a Sarezzo forse prima dell’anno Mille, abbiamo ben poche notizie.
Mons. Paolo Guerrini scrive che “la chiesa di S. Faustino di Sarezzo venne fondata dal Capitolo della Cattedrale di Brescia verso il secolo XI e su di essa il Capitolo medesimo esercitò il diritto di patronato fino al tempo della rivoluzione francese”.
Si può essere certi che la chiesa, fin dalle sue origini, sia stata dedicata ai SS. Faustino e Giovita. È infatti in questo periodo che si va diffondendo in terra bresciana, ma soprattutto in Valtrompia, il culto dei due santi martiri che, si crede, siano nati, se non a Sarezzo, nelle immediate sue vicinanze. Il titolo della chiesa richiama gli stretti rapporti, anche economici, allora esistenti tra Sarezzo, il Capitolo della Cattedrale ed il Vescovo.
Non è da escludere un determinante influsso dei monasteri benedettini di S. Faustino Maggiore e di S. Giulia che tanta parte ebbero nell’opera di bonifica del nostro territorio.
Poco dopo il Mille Sarezzo poteva contare su una popolazione di circa 600 “anime”, aveva una chiesa decorosa con il fonte battesimale e tutto intorno il sagrato-cimitero; di fatto era una parrocchia.
È sicuramente parrocchia, anche dal punto di vista istituzionale, nel secolo XIII, cioè nel periodo che vede il progressivo declino delle antiche pievi di fronte alla inarrestabile voglia di autonomia civile e religiosa che pervade gli abitanti della città e del contado.
Il primo parroco di cui si ha notizia è Bertramo di Alessandria che il 31 dicembre 1390 “è posto a capo della chiesa dei SS. Faustino e Giovita di Sarezzo”.
Per avere notizie dettagliate della prima chiesa bisogna giungere alla seconda metà del 1500, allorché, di fronte al propagarsi dell’eresia luterana e dopo il Concilio tridentino, si fanno intense le visite pastorali dei vescovi alle parrocchie.
Ma andiamo subito alla significativa visita pastorale compiuta a Sarezzo dal vescovo di Brescia Giovanni Dolfin il 23 giugno 1585, perché nella relazione di questa visita troviamo una accurata descrizione dell’antica parrocchiale con preziose notizie sulla sua struttura e tutte le parti che la compongono.
“La minuziosa descrizione del tempio contenuta nella relazione – scrive Alfredo Soggetti – ed il rilievo della residua parte di esso tuttora esistente sono elementi importanti e decisivi per una datazione almeno di grande massima”.
Le caratteristiche architettoniche della chiesa, lo stemma dei nobili Avogadro rinvenuto nell’attiguo cimitero recante la data 1337 fanno supporre che la chiesa sia sorta nella prima metà del 1300 al posto di una preesistente più antica chiesetta andata in rovina e demolita.
L’edificio era disposto da occidente a oriente con la facciata a sera seminascosta dall’abitazione del rettore.
Era costituito dalla navata maggiore con il tetto a capanna, da una piccola navata laterale (a nord), dal presbiterio, dalla sagrestia e dal piccolo campanile.
Il fatto che ci fosse una sola piccola navata laterale fa ritenere che si trattava di una aggiunta posteriore. Singolare la collocazione delle campane: nell’apposita cella campanaria c’era una sola campana, mentre le altre due erano appese all’esterno sostenute da una travatura in legno.
Addossata alla chiesa c’era anche, nell’angolo sud-est, l’abitazione del cappellano. Nella navata maggiore vi erano due altari: l’altare nel presbiterio e l’altare della S. Croce collocato contro la parete meridionale.
Nella piccola navata c’erano tre altari: al centro della parete nord quello della Madonna sormontato da una pala e da tre statue di legno: la Beata Vergine, S. Rocco, S. Sebastiano.
Nella parte anteriore della piccola navata vi era l’altare di S. Antonio, mentre verso il presbiterio c’era quello dedicato a S. Caterina, descritto come brutto e privo di ogni ornamento. Nella navata minore erano collocati anche cinque sepolcri: due appartenenti alle Confraternite del Corpo del Signore e della Concezione, gli altri tre alle famiglie Perotti e Bailo di Sarezzo, Bombardieri di Noboli.
Il monumento sepolcrale degli Avogadro sorgeva in un angolo del cimitero adiacente.
Il presbiterio con il soffitto a volta, decorato da pregevoli affreschi, prendeva luce da una finestra aperta sulla parete meridionale dove c’era anche l’ingresso principale e aveva l’altare maggiore con un tabernacolo di legno dipinto e dorato.
La bella pala di questo altare con le figure della Vergine, di S. Martino Vescovo, di S. Bernardino e dei SS. Faustino e Giovita è la stessa, attribuita al Moretto, che ora è collocata nella chiesa parrocchiale al centro della stupenda ancona di Pietro Dossena. R. Simoni, Per le contrade di Sarezzo.