Spesso i pomeriggi, le serate o i fine settimana, momenti che dovrebbero rappresentare degli spazi in cui i genitori godono del piacere di stare con i propri figli, senza fare i conti con impegni e scadenze, si trasformano in battaglie per costringere i bambini a sedersi alla scrivania e a svolgere i compiti assegnati a scuola.
L’importanza dei compiti è frequentemente fonte di diatribe e le opinioni in merito sono discordanti.
In effetti il lavoro a casa è proficuo per il bambino e favorisce la sua crescita, abituandolo alla misura del dovere e a saper affrontare e gestire gli impegni e la fatica, favorendo la sua autonomia e la capacità di organizzarsi.
Il compito rappresenta un impegno da portare a termine, resistendo alla tentazione di lasciarlo a metà.
Questo non impedisce di fare, se necessario, delle brevi pause: un breve stacco tra un esercizio e l’altro abitua a riacquistare di volta in volta la concentrazione.
Attraverso il compito impara a concentrarsi, esercizio indispensabile per i bambini di oggi, abituati ai tempi rapidi dei video giochi o degli spot pubblicitari e a stili di vita talvolta frammentari e frenetici.
Inoltre attraverso il lavoro a casa i bambini imparano a conoscersi, a gestire le frustrazioni, perseverando con costanza per raggiungere l’obiettivo.
I bambini considerano però i compiti un dovere e non è semplice far loro comprendere la loro importanza e utilità.
E’ tuttavia possibile, con alcuni accorgimenti e un po’di organizzazione, rendere il momento dei compiti più interessante e motivante.
I genitori non devono fare i compiti al posto dei propri figli, ma fornire loro delle strategie per organizzarsi e affrontare questo impegno quotidiano. In questo modo si gettano le basi per lo studio futuro.
Importante è stabilire degli orari e dei momenti precisi in cui svolgere i compiti, cercando, nel limite del possibile, di rispettarli. Ciò aiuta il bambino a gestire il proprio tempo e a rispettare gli impegni.
E’ meglio lasciare del tempo libero al ritorno da scuola, permettendo che il bambino si rilassi giocando o dedicandosi ad altre attività, in modo da scaricare la tensione che può aver accumulato durante le ore scolastiche.
Anche il luogo in cui svolgere i compiti deve essere scelto con cura, in modo che non vi siano elementi di disturbo e distrazione e che favorisca serenità e concentrazione. Non è necessario che sia una stanza adibita allo scopo, è sufficiente un angolo tranquillo, senza stimoli che possano distrarre.
Per quanto riguarda lo studio, i ragazzi vanno abituati, fin dai primi anni, a studiare in modo autonomo, ricercando le informazioni nei testi e nel materiale a disposizione, senza temere l’errore, che può invece servire all’insegnante per valutare la necessità di un ulterirore approfondimento su un particolare concetto o argomento.
Davanti al rifiuto del bambino di svolgere i compiti, i ricatti e le punizioni sono controproducenti perché, nella mente del bambino, associano il compito a qualcosa di negativo.
Quindi piuttosto che costringere il proprio figlio a fare i compiti in maniera coercitiva, è meglio rimandare il problema ad un confronto dello stesso con l’insegnante.
Andare a scuola senza compito può servire a sviluppare nel bambino il suo senso di responsabilità e autonomia.
Il momento dei compiti è inoltre un’ottima occasione per stare con il proprio figlio, facendo sentire la propria presenza e il proprio interessamento, senza sostituirsi a lui nello svolgimento dell’attività, ma facendo sentire il proprio sostegno emotivo alla sua fatica, elogiando il suo impegno, senza rimproverarlo se sbaglia, ma trasmettendo messaggi positivi, aiutandolo a superare le difficoltà con pazienza e serenità.