Dopo il Concilio di Trento le visite pastorali diventano frequenti per arginare la diffusione del protestantesimo e per mettere ordine nelle parrocchie.
Il vescovo di Brescia Domenico Bollani, uomo “di una fede intemerata e dichiarata contro ogni eresia”, giunge in Valtrompia il 28 agosto 1567, accompagnato dal vicario Generale Girolamo Cavalli, e trova una situazione religiosa, a suo dire, “disastrosa”. Dopo aver visitato le parrocchie della bassa valle, arriva a Sarezzo la mattina del 30 agosto; qui visita la chiesa dei SS. Faustino e Giovita e l’oratorio della Beata Vergine della Formica.
Dalla sua relazione veniamo a sapere che rettore della chiesa è don Francesco Galvani di Iesi, nella Marca Anconitana (Marche), il quale nei giorni festivi insegna il catechismo ai fanciulli.
Il sacerdote gode i frutti del beneficio parrocchiale che è di 50 ducati, detratta però la somma dovuta a don Vincenzo Covi.
Collaboratore del parroco è il cappellano don Bartolomeo Paganini di Quinzano che riceve dal Comune di Sarezzo un compenso di Lire 100 annue con obbligo di celebrare messa in S. Faustino secondo le esigenze del Comune stesso.
Le “anime” in tutta la parrocchia sono 1.300, di cui 700 da comunione (al di sopra di 12 anni).
Terminata la visita della chiesa parrocchiale, il Vescovo emana le seguenti disposizioni:
- sul campanile doveva essere creato lo spazio per collocare una terza campana;
- si doveva costruire un portico a protezione dei sepolcri del cimitero adiacente alla chiesa;
- l’altare esterno alla chiesa doveva essere distrutto.
Mancavano, o dovevano essere riparati alcuni oggetti sacri; era quindi necessario provvedere:
- un paliotto bianco, decente, da porre davanti all’altare;
- una pisside idonea per portare l’Eucaristia agli infermi nei luoghi campestri;
- due corporali e due borse di seta per riporre il calice;
- una cassettina di noce per conservarvi le ostie;
- un baldacchino con due bastoni
- indorare due calici con le loro patene e rassodarli.
Inoltre si doveva mettere a nuovo l’altare di S. Caterina e imbiancare la volta dell’altare stesso. (altare di S. Antonio aveva bisogno di una croce di legno dipinta, ed era indispensabile rinnovare il dipinto del Santo).
La chiesa era consacrata ma non i suoi altari.
Tra le pie Confraternite (dette anche Scole) c’era quella del Corpo di Cristo o del SS. Sacramento), della S. Croce e della Madonna che avevano un reddito modesto o quasi nullo, ma che erano ben amministrate.
Una seconda visita pastorale a Sarezzo è quella compiuta il 10 settembre 1573 da Mons. Cristoforo Pilati su incarico del Vescovo Domenico Bollani.
Mons. Pilati, dopo aver visitato la chiesa di S. Faustino, annota che essa era “consacrata da tempo immemorabile”, aveva un beneficio che rendeva lire 500 alll’anno e teneva sotto la propria giurisdizione l’oratorio di S. Emiliano sui monti, l’oratorio della Beata Vergine, di San Martino di Zanano e di S. Bernardino di Noboli.
Il visitatore apostolico dispone inoltre che:
- la Scola del Corpo di Cristo procuri una pisside con coppa d’argento per conservarvi l’Eucarestia;
- si provveda l’ombrellino da utilizzare per la processione quando si porta il SS. Sacramento agli infermi;
- ogni altare doveva avere le “segrete” con le proprie carte incollate su tavolette provviste di cornice;
- era necessario procurare anche una continenza ed un conopeo di seta.
Il Comune doveva acquistare un nuovo messale e il rettore doveva tenere il “libro delle anime” su cui andava registrato ogni parrocchiano. I massari delle Confraternite dovevano eseguire tutti i legati.
I cadaveri non dovevano essere sepolti in chiesa se non nelle tombe provviste di volta ivi esistenti.
Mancavano ancora i confessionali.
Tra i diritti e le consuetudini c’erano i seguenti:
- Il Rettore procurava a sue spese l’olio della lampada che ardeva davanti al Santissimo.
- Le Confraternite fornivano le candele utilizzate in chiesa; il Comune ogni anno cambiava il cero pasquale grande e quello piccolo per leggere la Passione del Signore, con il contributo di un ducato da parte del Rettore.
- Le anime erano 1.700 e da comunione 950 circa.
- Si ricevevano gli Olii Santi dalla Cattedrale di Brescia e il Comune pagava chi li portava dalla città a Sarezzo.
- Rettore era ancora Don Francesco Galvani, e il cappellano Bartolomeo Paganini.
- La Scola della Madonna possedeva un orto presso la chiesa e percepiva l’affitto di 11 lire per una casa concessa a Gian Paolo Ferrante.
- I Confratelli erano circa 200 e ogni anno versavano due soldi.
- Nessun bene aveva la Scola della S. Croce i cui Confratelli, in numero di 100 circa, ogni anno pagavano due soldi. R. Simoni, Per le contrade di Sarezzo.