Gli anni della Restaurazione

Il ritorno dell’Austria nel Lombardo-Veneto venne accolto dai più come una liberazione. Il consiglio comunale di Sarezzo, ricordando “le forzate somministrazioni sofferte a causa delli Francesi e loro Agenti Municipali”, si dichiarò pronto “a quelle volontarie prestazioni che di buon grado saranno fatte alle gloriose Armate Imperiali nostre liberatrici”.

L’Austria si propose immediatamente alcuni obiettivi:

  • la difesa del territorio contro ogni possibile attacco nemico;
  • l’assoluta fedeltà dei sudditi;
  • l’attuazione di numerose riforme nel campo amministrativo, della sanità, dell’istruzione e delle opere pubbliche.

Per assicurarsi il predominio sul territorio inizia l’allestimento di numerose fortificazioni tra Brescia e Mantova, per le quali occorre il lavoro di migliaia di uomini. L’ordine del Vicerè austriaco è che tutti gli uomini validi e quelli che possiedono carri, carretti e buoi devono prestare la loro collaborazione.

Nel mese di gennaio 1814 “la municipalità di Sarezzo si raduna nella casa comunale per predisporre l’elenco dei lavoratori da mandare al lavoro sulle fortezze di Mantova”. L’elenco comprendeva in tutto 256 uomini da distribuire in squadre di 6 uomini ciascuna che a turno dovevano prestare servizio per non meno di dieci giorni.

Gioachino Morzenti, Francesco Buffoli, Antonio Pedergnaga, Francesco Palini, Pietro Zanardelli, Giacomo Martinazzi, Carlo Palazzani dovevano consegnare i carri e i buoi per il trasporto dei materiali. Giuseppe Zanetti, esonerato dal lavoro perché anziano, ebbe l’incarico di accompagnare i lavoratori nel mantovano. Molti giovani si rifiutarono di prestare il servizio richiesto, si nascosero o scapparono sui monti, e il Prefetto di Brescia richiamò all’ordine più volte il sindaco di Sarezzo ingiungendogli di “agire subito per l’indefettibile somministrazione dei carri e degli uomini requisiti”. Il signor Chinelli di Gardone, capo sezione presso la prefettura “si metterà in giro per riconoscere l’esecuzione che sarà data agli ordini di requisizione dei lavoratori, barocci, carrette e buoi in servizio dell’armata”. Sotto l’Austria continuarono più che mai le forzate somministrazioni di viveri ai soldati. Nel 1815 al dipartimento del Mella giunse l’ordine di consegnare immediatamente 680 buoi per sfamare le truppe austriache accampate nella piana tra Castiglione e Lonato.

Sarezzo dovette consegnare 3 buoi del peso complessivo di Kg. 673,798 di carne.

Poiché i buoi requisiti non raggiungevano questo peso, fu costretto a consegnarne un quarto ricevendo un rimborso di lire 207,34 per il peso in eccedenza.

La politica austriaca alterna dure imposizioni seguite da qualche concessione. I più impopolari decreti del periodo rivoluzionario furono abrogati e al clero venne concessa una maggiore libertà d’azione. Ma, salvo rare eccezioni, non vennero restituiti agli enti religiosi gli edifici e i fondi agricoli che il demanio aveva requisito.

Ripresero le visite dei personaggi di casa reale che tanto entusiasmo sollevavano fra i sudditi. Nel marzo 1816 fu annunciata la visita dell’Imperatore Francesco I alle fabbriche d’armi di Gardone, accompagnato dal principe di Metternich. La deputazione comunale di Sarezzo si mise in allarme perché il ponte sul fiume Mella a Ponte Zanano, ricostruito in legno, era malsicuro e sprovvisto di parapetti. Intervenne però la Direzione Generale delle Strade che assicurò “il finanziamento della spesa per la costruzione delle sbarre e riparazione dei pericoli che si trovano al ponte di Zanano lungo la strada valleriana”. Per dare lavoro agli artigiani di Gardone l’Imperatore assicurò loro la costruzione di 500 fucili ogni mese.

Il 12 luglio 1825 giunse in valle l’Arciduca Francesco Carlo “con la sua affettuosissima sposa Sofia”. Il Commissario distrettuale ordinò che all’ingresso di Zanano si costruisse un grande arco trionfale. Uomini, donne e ragazzi del comune lavorarono per giorni e giorni per compire l’opera.
Dall’alto dell’arco trionfale pendeva il ritratto di sua Maestà Imperiale.

Il 30 giugno 1834 fu la volta dell’Arciduca Giovanni, principe d’Austria, pure lui in visita “delle fabbriche, i forni e manifatture esistenti nel distretto di Gardone e di Bovegno”.

In tale circostanza il Commissario Distrettuale ordinò di “vegliare affinché le strade massimamente nell’interno del paese siano tenute sgombre d’ogni cosa onde non abbia alcun impedimento e sia libero e garantito il transito dell’Augusto Principe”.

L’Austria impose a capo di ogni amministrazione pubblica uomini noti per censo e per provata fedeltà asburgica. Il governo comunale continuò ad essere affidato a tre deputati, scelti fra i maggiori possidenti, il primo dei quali fungeva da sindaco; il consiglio comunale era formato dai possidenti e chiamato Convocato Generale degli Estimati.

A Sarezzo i Bailo saranno d’ora in poi costretti a pagare con l’emarginazione politica (e di fatto anche economica) il fatto di essersi schierati prima con i francesi e poi con Napoleone. Di riflesso vediamo tornare alla ribalta quanti non avevano ceduto alle lusinghe francesi: gli Avogadro e i Montini. R. Simoni, Per le contrade di Sarezzo,

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