All’alba dell’umanità
Il mondo era avvolto dall’oscurità.
Nell’era della pietra antica
Vivere poteva essere una grande fatica.
Con armi di selce scheggiata si cacciava
E la carne cruda di cinghiale si mangiava.
Nelle grotte umide e scure
I ringhi delle belve alimentavano le paure.
Ma a volte il cielo da bagliori infuocati era illuminato
A cui seguiva un rombo arrabbiato.
Il lampo di fuoco talvolta colpiva
Un ramo, una pianta e li inceneriva.
Ma un bimbo, una bimba, una donna, un uomo, chissà
Un dì si avvicinò a quella luminosa calamità.
Scoprì così, all’inizio stando lontano,
Senza avvicinare troppo la mano,
Che da quella fiamma abbagliante
Si sprigionava un calore rassicurante.
Il fuoco, da nemico che spaventava,
divenne un amico che la vita facilitava.
Le notti diventaron più sicure,
Non erano più fredde e scure.
Intorno al falò ci si ritrovava
E un poco alla volta il linguaggio si creava.
Dapprima del fuoco l’uomo era custode
Poi imparò a crearlo con la scintilla che esplode.
Nel caldo bagliore delle fiamme danzanti
L’umanità fece passi da giganti.
Non più tremante davanti ad un nemico sconosciuto,
Ma consapevole del potere del suo aiuto.
Sonia ROSPETTI 17 aprile 2023