Passata la generazione di coloro che avevano salutato con esultanza il ritorno dell’Austria, il clima sociale è cambiato: all’antica paura di manifestare la propria ostilità al dominio straniero è subentrata una nuova consapevolezza, la Patria va ben al di là del paese e della cerchia dei propri monti. In valle, più che in altre zone rurali, è diffuso il desiderio di una maggiore libertà in campo politico, culturale e imprenditoriale.
Cresce il numero dei giovani che aderiscono alla Giovine Italia, la società segreta fondata da Giuseppe Mazzini, mentre l’Austria arresta e condanna chiunque è sospettato di coltivare idee mazziniane.
Gabriele Rosa di Iseo venne arrestato nel 1833 e stessa sorte toccò allo studente Giovanni Piardi di Pezzaze.
La loro condanna a morte venne commutata nel carcere duro allo Spielberg rispettivamente a tre e un anno.
Lasciata la prigione, i due ripresero la propaganda patriottica con rinnovato slancio. Nel marzo 1848 troveremo Giovanni Piardi sulla strada della Pendezza, tra Sarezzo e Pregno, a cavar pietre e costruire barricate per ostacolare la fuga dei soldati austriaci verso il Tirolo.
Con lui c’erano Antonio Montini, Giovita Bettariga, Giò Pasinetti, Giambattista Lacqua, tutti di Sarezzo.
Tra i patrioti più attivi nella zona c’è un giovane calzolaio di Lumezzane, Bortolo Gobbi, (1831-1849), che mantiene uno stretto collegamento con don Bortolo Tosini di Lodrino incaricato di favorire l’espatrio verso la Svizzera dei giovani chiamati sotto le armi. Il Gobbi, di tanto in tanto, abbandona il suo deschetto colmo di scarpe da risuolare, per recarsi a Brescia e ritornare di lì a poco in Valle con fogli ed opuscoli di propaganda anti-austriaca.
Nonostante la sorveglianza politica, la propaganda dei giovani mazziniani in Valtrompia si fa intensa. Il Commissario Distrettuale di Gardone, allarmato, prende penna, carta e calamaio e scrive al Deputato politico di Sarezzo:
in paese sono stati rinvenuti alcuni opuscoli del giornale La Giovine Italia, senza dubbio maliziosamente abbandonati in luogo pubblico.
Si raccomanda alle Autorità di Polizia di vegliare attentamente sulla diffusione di tali stampe rivoluzionarie e si cerchi di scoprire gli autori per farli assoggettare ai rigori della legge. I responsabili politici devono impegnarsi al massimo, nel sequestrare opuscoli e giornali rivoluzionari che vengono diffusi nel comune per consegnarli alle autorità, denunziando tutti quelli che li diffondono.
Nel 1846 l’elezione di Pio IX sollevò l’entusiasmo della popolazione valtrumplina e sui muri delle case apparvero le scritte inneggianti il papa “liberale”.
Immediatamente il commissario di Gardone sollecitò il vescovo ad inviare ai parroci una Circolare “affinché con acconci discorsi dal Pergamo si adoperassero a fermare gli abusi che si fanno anche in questa provincia del nome del Santo Padre”.
Il parroco di Sarezzo, Turrinelli, si guardò bene dal richiamare i fedeli all’ordine emanato e le autorità austriache attesero invano che arrivasse loro la comunicazione di avere eseguito l’ordine. Si rivolsero allora al deputato politico Montini per avere spiegazioni sul comportamento del parroco. Il deputato assicurò che “il Reverendo Parroco avrà creduto più ragionevole il tacere attorno a ciò piuttosto che mettere in mostra il mal esempio delli altri comuni”.
Giunge il marzo 1848. A Brescia e in altri paesi della provincia fervono i preparativi in vista di una sollevazione generale, quando arriva la notizia che a Milano e a Venezia la rivolta è già scoppiata e il Piemonte si appresta a dichiarare guerra all’Austria.
Le truppe piemontesi varcano il Ticino, mentre gli austriaci si ritirano nelle fortificazioni di Mantova e Verona.
Il generale Radetzky si affretta ad ordinare ai comuni “di impedire che da gente facinorosa e malintenzionata venga alterato lo stato legale delle cose”.
Troppo tardi.
A Brescia si riunisce d’urgenza il Consiglio Comunale con a capo il podestà Angelo Averoldi che dichiara decaduto il dominio austriaco e costituisce, un Governo Provvisorio presieduto da Luigi Lechi. In Valtrompia passano gruppi di volontari lombardi e a Brescia giungono le avanguardie piemontesi.
Il giorno 21 il Commissario Distrettuale di Gardone autorizza che sia istituita in ogni comune la Guardia Civica, “un numero di persone probe munite di licenza del porto d’armi, onde l’autorità politica possa valersene per mantenere la sicurezza delle persone, delle proprietà e il libero passaggio delle strade” R. Simoni, Per le contrade di Sarezzo.