La storia delle Calchere

“Le Calchere” di Sarezzo costituiscono un luogo significativo fra quelli organizzati dal Sistema Museale di Valle Trompia. Testimoniano, innanzitutto, la varietà delle attività produttive che hanno connotato la storia economica della Valle, imperniata sulle lavorazioni del ferro, ma assegnata anche allo sviluppo di altri settori. Inoltre, affermano la possibilità che la conservazione di resti importanti del passato produttivo si realizzi anche senza farne nuovi musei, ma piuttosto integrandoli nel tessuto vivo della vita collettiva: facendone monumenti della memoria locale.

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La calce è un legante naturale, capace di aggregare a sè altri materiali, come la sabbia, i mattoni e le pietre. Per questa sua caratteristica è nota ed utilizzata nel mondo delle costruzioni fin dall’antichità. Come ingrediente base per la malta ha costituito l’unico legante utilizzato nelle strutture murarie degli edifici fino agli inizi del ‘900, quando entrò in uso il cemento. Le Calchere di Sarezzo rappresentarono all’epoca della loro costruzione un’innovazione decisiva nel metodo che fino allora si era seguito nella zona per fabbricare la calce. Le numerose fornaci attive per secoli nel territorio di Sarezzo avevano infatti dimensioni molto minori, erano costruite in pietra arenaria (il sarès da cui secondo alcuni deriva il nome del paese), avevano forma di botte e il fuoco vi veniva acceso ad ogni carica di pietre. Le due fornaci del Crocevia di Sarezzo, attivate da Maffeo Fantinelli nella seconda metà dell’800 e attive fino al 1965, adottarono invece il sistema di alimentazione a fuoco continuo, aumentando notevolmente la produzione di calce e richiedendo grandi quantità di legna, fornita dai monti della zona, e di pietre, estratte nella valle di Sarezzo o raccolte sul greto del fiume.

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Le fornaci poggiano su un tronco piramidale a base quadrata, con grossi muri di pietre lavorate intervallate a file di mattoni.
In questi blocchi alla base della torre si trovavano i vani nei quali venivano introdotti i carrelli con cui si estraeva il materiale incandescente, dopo la cottura.
Sulla cima della torre a forma di tino c’era l’abitacolo riservato all’addetto al caricamento del calcare.
Lo si raggiungeva arrampicandosi su una scala elicoidale che si svolgeva lungo le pareti della fornace. Al di sopra si trovava il fumaiolo.
Le pietre, trasportate fin qui su carri trainati da cavalli, erano poste in cassette che venivano sollevate fino alla cima a forza di braccia. Solo più tardi venne installato un elevatore elettrico.
Nello spazio tra la base e la torre si trovavano i focolari, sorvegliati giorno e notte da un fornaciaio.

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1870/1884

Maffeo Fantinelli realizza presso la stazione del tram a vapore di Crocevia due fornaci per la fabbricazione della calce a fuoco continuo.

1885/1964

Periodo di attività ininterrotta delle calchere che cuocevano a legna il minerale estratto dalle cave della Valle di Sarezzo, Rovedolo, Pomeda, Campei e dal greto del Mella.

1965

Ultimo anno di attività delle fornaci tramandate negli anni tra i successori della famiglia Fantinelli e poi cedute alla ditta Ravelli e Caldera.

2003/2005

Lavori di consolidamento strutturale e restauro conservativo nell’ambito di un piano di recupero convenzionato con l’amministrazione comunale di Sarezzo.

2006

Inaugurazione del restauro delle fornaci e consegna al comune di Sarezzo quale patrimonio culturale di archeologia industriale del territorio saretino.

2007

Inserimento del sito “le Calchere di Sarezzo” nei percorsi del sistema museale di Valle Trompia.

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